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sabato 26 novembre 2011

Una sera di Novembre

Capita che gli onomastici delle persone siano celebrati, a volte, in occasione di serate particolari. È il mio caso; il 15 Novembre appena passato ho deciso di farmi un regalo particolare, quello di partecipare a una serata altrettanto particolare per un amico scrittore. In quella data, infatti, si è tenuta a Valeggio sul Mincio la presentazione del suo ultimo e recente libro; Quello che resta
E non sarei di certo potuto mancare per vari motivi, tra i quali il titolo scelto che incornicia anche uno dei miei racconti di narrativa a cui tengo particolarmente e scritto in occasione di un concorso letterario (dove si è piazzato con menzione d'onore).
Massimo Turrata pubblica oggi per Eracle editore la sua nuova fatica (che ha richiesto due anni di elaborazione) e torna... sul luogo del delitto; Valeggio sul Mincio ne ha visto i natali e lo ha già premiato in precedenza con altre opere letterarie.
Nella suggestiva cornice di palazzo Guarienti, sede della accogliente biblioteca della cittadina, Massimo si è avvalso dell'appoggio, come relatore della serata, del colto e carismatico Luciano Fornari, autentico mattatore in grado di trasmettere il piacere della parola parlata e scritta.
Il tutto si è svolto in un clima armonioso e carico di curiosità e aspettativa verso il personaggio principale del romanzo; Claudio.

Il libro, come hanno narrato l'autore e il bravo Luciano, attraversa aspetti psicologici e sociali del nostro tempo, con taglio efficace e riflessivo. Claudio deve immergersi nella lotta del quotidiano, con i relativi obblighi e le piccole soddisfazione del comune vivere. Rappresentando, di fatto, un autentico cittadino dell'epoca moderna. Così messa a dura prova nel ritrovare valori e obiettivi.
Non resta che augurare a Massimo un soddisfacente decollo della sua nuova opera!

lunedì 31 ottobre 2011

Infinite cose da fare...

Ci vorrebbero giornate da trentasei ore. Perlomeno per riuscire a concludere quello che non si riesce nelle canoniche ventiquattro. Perchè, parliamoci chiaro, il tempo non è mai abbastanza. Sembra una frase fatta, ma è la pura verità.
"Infinite cose da fare... così poco tempo..."
Per scomodare il Joker di Tim Burton nel suo Batman.
Eppure è la verità. Siamo ormai a salutare ottobre con l'imminente arrivo del freddo novembre, pieno di caldarroste, festa di ognissanti, commemorazione defunti e qualsivoglia altro programma (poi arrivare a natale è un soffio), cari miei due lettori virgola quattro (ventiquattro ne aveva solo il Manzoni).
Ma il problema è sempre lo stesso: riuscire a organizzare meglio il proprio tempo.
Facciamo due conti; almeno otto ore di sonno, almeno altre otto per una attività lavorativa (chi è fortunato ad avere un lavoro di questi tempi), di studio o altro, almeno un paio di ore al giorno tra andata e ritorno per raggiungere tale attività sopra indicata, almeno un altro paio di ore dedicate alla preparazione di pranzo, colazione e cena senza dimenticare di lavare piatti e pentolami, e siamo già a venti ore suonate.
Ne restano fuori quattro.
Ne vogliamo dedicare una alla nostra lettura preferita? Un'altra a guardare qualche pessimo programma televisivo e a qualche pessimo telegiornale fazioso?
Ne rimangono altre due, se si è fortunati.
Ne vogliamo dedicare una a rilassarci per le fatiche della giornata o per qualche imprevisto familiare/amici/partner?
Ne resta fuori soltanto una.
Ecco, ora ditemi, cari due lettori virgola quattro, che cosa riuscite a fare nell'ora d'aria quotidiana?

lunedì 26 settembre 2011

Amico Sergio

Quando a metà di questa giornata ho appreso la notizia in un breve primo comunicato televisivo, sono rimasto, come immagino molti altri con me, senza parole. Sergio Bonelli ha rappresentato l'immaginario collettivo di intere generazioni di lettori. Se pensiamo che il suo Zagor ha compiuto da poco i cinquant'anni di presenza ininterrotta in edicola, i conti son presto fatti. Sergio Bonelli, che ha raccolto l'eredità editoriale del padre, sarà ricordato oltre che per aver condotto con successo le redini del colosso fumettistico milanese, anche per aver creato e scritto a lungo, in prima persona, il già citato Zagor e il pressochè autobiografico Mister No. Io seguo da anni il primo, che è stato il mio primo acquisto in età fanciullesca, ed ho seguito con ancor più affetto il secondo; personaggi tanto diversi quanto simili, nella loro straordinaria carica di umanità. Si dice che, in quanto si scrive, trapela una gran parte di noi, di ciò che siamo e pensiamo. E, da questo punto di vista, non può che essere così; lo testimonia il rapporto instaurato da Sergio con i suoi lettori. Si prendeva il carico, caso più unico che raro nel mondo dell'editoria, di rispondere personalmente con carta e penna a quanti desideravano corrispondere con lui.
Ho avuto anche io questo privilegio, quache anno fa, ai tempi della pubblicazione periodica del pilota amazzonico Mister No. Sergio mi rispose con la consueta franchezza e cortesia; tratti caratteristici che lo facevano apparire non come un personaggio chiuso nei meandri di un importante impero fumettistico, ma come una persona alla mano. Un amico a cui scrivere e parlare delle passioni comuni; il fumetto. Quei personaggi la cui passione condivideva con i suoi lettori. Perchè, prima di essere un editore, prima di essere uno degli sceneggiatori italiani più amati con lo pseudonimo di Guido Nolitta, Sergio Bonelli era questo; una persona che amava quello che faceva, una persona che amava il fumetto.
Grazie, amico Sergio.

giovedì 18 agosto 2011

Buon compleanno!

Non sono particolarmente avvezzo a festeggiare compleanni. Personalmente ho sempre amato di più gli onomastici. Sarà che i compleanni sono delle date fatidiche che immancabilmente determinano lo scorrere di altri 365 giorni della propria vita. Tuttavia, quando i numeri sono davvero piccoli come in questo caso, perchè non evidenziarli? eh si, ormai è passato giusto un anno da quando ho aperto questo spazio virtuale con il mio nome. Qui dentro sono passate, e passeranno, gran parte delle mie passioni e di quello che faccio. Ho scritto dei miei libri (si, perchè nel frattempo, da quando ho aperto, è stata pubblicata anche la mia seconda fatica), ho scritto della mia passione per i fumetti, della mia esperienza nel campo pubblicitario e grafico. Molte volte, lo ammetto, mi sono trovato un po’ in imbarazzo a scrivere di questo o di quello. Tendenzialmente sono una persona piuttosto riservata “in pubblico”. Ecco perchè il numero dei post comparsi su questo blog non è particolarmente elevato. Si viaggia sulla media di un post al mese. Poco forse, ma al momento a me sufficiente. Forse in un prossimo ipotetico futuro tenderò a incrementare questa media, o forse addirittura ad abbassarla. Dipenderà dalle direzioni future della mia vita e dai progetti, piccoli e grandi, in corso. Se il numero dei commenti è proporzionale al numero dei visitatori capitati su queste pagine, direi che possiamo definire il mio un blog di “nicchia”. Caratteristica per nulla scomoda. In fondo, se avessi desiderato un maggior seguito, probabilmente mi sarei concentrato su un approccio differente. Sia come sia sono qui, dopo un annetto pieno, a festeggiare in quel di agosto un piccolo significativo traguardo per il blog: un anno di presenza in rete. Auguri, dunque. E altri cento di questi giorni.

mercoledì 13 luglio 2011

Pensare “snello”

Le aziende come stanno affrontando questo periodo di crisi duratura e forte? alcune tagliando le spese, spesso tagliando il personale. Mai sentito parlare della “produzione snella”? si tratta del metodo inventato dalla Toyota, in Giappone, verso la metà degli anni ‘50. Un metodo quindi superato? assolutamente no: mai come oggi sta infatti prendendo piede in molte realtà aziendali nostrane e non. E come potrebbe essere altrimenti? il concetto della “produzione snella” è proprio quello di “usare di meno per produrre di più”, dando al cliente quello che il cliente vuole ma utilizzando il minimo delle risorse. La metodologia “lean” (snello), esportata dal Giappone negli anni ‘80 grazie agli studiosi Womack e Jones, punta a minimizzare gli sprechi attraverso il miglioramento della intera catena produttiva a partire dai fornitori per arrivare al prodotto finale destinato al cliente. In rete e nelle librerie si possono trovare ormai una infinità di testi e trattati sull’argomento. In Italia il metodo “lean” è materia di studio di indirizzi universitari come quello di ingegneria gestionale.
Ma non ci sono segreti o pulsanti magici per approdare a questo metodo dalla percentuale elevatissima di successo: serve un profondo e convinto desiderio di mettersi in discussione, serve investire tempo e risorse con la consapevolezza di poter ottenere risultati concreti soltanto a medio e lungo termine. Certo, gli esperti consigliano di approdarvi con piccoli progetti iniziali, al fine di ottenere un feedback positivo e realistico in tempi ragionevolmente stretti. La particolarità dell’intuizione inventata dalla Toyota consiste come scritto nel creare valore per i clienti mirando ad eliminare ogni spreco possibile. Per far questo, oltre a mettersi nell’ottica di rimboccarsi le maniche, occorre calarsi nell’ordine di idee che la “lean production” rimane uno strumento e che il vero cambiamento va ricercato nelle persone destinate ad inseguire un miglioramento continuo e costante. Buon lavoro a tutti.

sabato 11 giugno 2011

Al & Bo - la costola di Adama

Con l'arrivo imminente del periodo estivo posso finalmente presentare il mio nuovo libro. Si tratta di un prodotto di genere ironico, molto diverso dalla mia prima pubblicazione. I protagonisti sono una coppia e gli accostamenti possono apparire anche blasfemi. Eppure sorgono abbastanza spontanei. Se si pensa al fronte italico il riferimento guarda a Sandra e Raimondo, indimenticabile coppia comica sul set e nella vita. Se si guarda oltre oceano è inevitabile l’accostamento a George e Mildred, altra coppia di umoristi della televisione britannica (come lo stesso Al cita in una delle sue numerose uscite). In realtà Al & Bo non nascono dopo aver meditato sull’umorismo di queste coppie tentando di farlo proprio, ma nascono prima. Senza alcun punto di vero riferimento dei suddetti o di altri. Perchè Al & Bo sono personaggi naturali e non costruiti a tavolino. Quindi senza remore, ma in piena naturalezza, affrontano il difficile mondo dell’umorismo. Se Al fa della logica personale e della razionalità le sue ragioni di vita, Bo fa invece della improvvisazione e della spensieratezza i suoi cavalli di battaglia. Il loro mondo è il mondo della classe media e precaria, quella senza il posto fisso e che si inventa ogni possibile via di ingresso al mondo del lavoro tra lunghi momenti di pausa. Il mondo di “due cuori senza capanna”, perchè le risorse economiche sono scarse persino per il legno della foresta, strettamente sotto controllo degli ecologisti. Eppure riescono a vivere di una sana normalità che sfrutta ogni occasione per trovare motivo di leggerezza.
Al & Bo: la costola di Adama è un libro (e il perchè del sottotitolo appare evidente dalla lettura delle prime pagine) per boopen editore.
Un libro diverso, rigorosamente inedito in ogni sua parte. Un libro rigorosamente contenuto a partire dal prezzo. Un libro che ha come obiettivo quello di alleggerire, nel suo piccolo, i pesi che ognuno di noi porta quotidianamente sul proprio cuore, regalando le uniche medicine prive di controindicazione: spensieratezza e sorrisi.
Spero possa essere apprezzato e divertire quanto ha divertito me scriverlo! Buona lettura.

sabato 21 maggio 2011

Ciao, Macho Man

Ho da poco appreso della prematura scomparsa di Randy Savage Macho Man. Una notizia che mi rattrista, trattandosi di uno dei miei atleti preferiti di sempre. Con il suo stile aereo e con il look eccentrico, da personaggio sempre al di sopra delle righe. Probabilmente chi non segue il wrestling faticherà a inquadrare questo atleta (protagonista di numerosi alterchi dentro e fuori ring con il più famoso e iconistico Hulk Hogan). Eppure si tratta di un pezzo di storia del tanto bistrattato sport spettacolo. Legato alla figura affascinante e indimenticata di Miss Elizabeth, Macho Man è personaggio carismatico, eccellente con il microfono in mano, grazie anche a uno stampo di voce profondo e ruvido, è un autentico festival di colori in ogni sua singola apparizione. La carriera è ricca di conquiste di titoli del mondo, intercontinentali e di coppia. Significativa, seppur breve, è anche la sua apparizione nel colossal Spider-man del 2002, dove interpreta la parte di un wrestler. Grande attore sopra il quadrato, in grado di intrattenere il pubblico con continui capovolgimenti di fronte interpetando con ugual efficacia la parte del buono e del cattivo,
Randy Savage caratterizza con le sue apparizioni gli anni d’oro del wrestling tra il 1985 e il 2000, calcando il ring per conto delle più importanti federazioni americane.
Anche se ormai ritiratosi dal wrestling attivo, Macho Man è atleta che lascia una traccia indelebile in questo mondo. Con i suoi atteggiamenti forzatamente maschilisti, con la sua caratteristica esclamazione «Oooh yeah!», con la sua incisiva musica di ingresso ring “Pomp and Circumstance” ha saputo farsi amare da moltissimi fans. Conquistando un posto tra i lottatori più memorabili di sempre.
Ciao, Macho Man.

sabato 16 aprile 2011

Il re dei sette mari

Ispirarsi significa prendere spunto e rielaborare quello che incontriamo sulla nostra strada ogni singolo giorno. Può trattarsi di una particolare foglia d’acero caduta a terra, mentre passeggiamo verso un sentiero di campagna. Può trattarsi di una conchiglia che trattiene in sè il suono del mare, mentre assaporiamo la spiaggia e le onde che la bagnano. Il mare, per esempio, è un’infinita fonte di ispirazione. Lo è l’acqua salata che lo forma, lo sono i pesci che lo affollano, lo sono le navi che lo solcano, lo sono i colori che lo arricchiscono. Anche la letteratura disegnata, il fumetto, guarda con interesse al mare.
Molti sono i supereroi prodotti nei fumetti statunitensi. In linea di massima si tratta di individui dall’apparenza normale che un “qualcosa” ha tramutato in esseri dotati di straordinarie capacità che si adoperano per il bene comune. Spesso a rimetterci è la loro esistenza “normale”, celata grazie all’utilizzo di maschere e costumi più o meno pittoreschi in grado di mantenere anonimi i loro veri nomi e le rispettive identità; il tutto per permettere di salvaguardare i propri cari in caso di ritorsioni. Alcuni poi non possiedono nemmeno particolari poteri, ma hanno spinto agli estremi le loro naturali abilità (Batman ne è un classico esempio). Tuttavia, tra la schiera di personaggi dei fumetti che più mi sono cari, ne esiste uno che per caratteristiche si discosta dal genere; Aquaman
Il re dei sette mari nutre di un discreto numero di fans italiani grazie anche a una serie di cartoni animati andati in onda sul finire degli anni settanta e negli anni ottanta e che ha riscosso un grosso successo tra gli spettatori dell’epoca. Diversa è invece la sua carriera fumettistica spesso messa in ombra da nomi più celebri e iconistici. Rammento il periodo in parte pubblicato dalla editrice Cenisio e illustrato da un dinamico Jim Aparo. In questa sequenza di numeri (ospitati prima su Wonder Woman e poi su Batman) Aquaman, al secolo Arthur Curry cresciuto dal guardiano del faro Tom Curry e figlio della atlantidea regina Atlanna, vive le sue avventure sottomarine scontrandosi con caratteristici avversari come Ocean Master, Manta Nera, il Pescatore, Squalo Tigre. Sostanzialmente Aquaman è un vero uomo pesce che vive nelle profondità marine ma che, per brevi periodi di tempo (un’ora alla volta) può emergere nel mondo di superficie. Molto più forte di un essere umano ha il potere di nuotare a velocità inimmaginabili, grazie a particolari abilità mentali ha la capacità di richiamare e farsi ubbidire da ogni creatura marina. E forse motivo del suo fascino è questa sua ultima caratteristica che lo rende, a tutti gli effetti, re dei sette mari. Negli anni, come accade per molti personaggi nel tentativo di rilanciarli, è stato sottoposto a limitati ma anche radicali restyling di immagine e peculiarità. Tanto che il suo posto è stato persino occupato da un altro personaggio con lo stesso nome. Oggi, che i diritti dei personaggi della DC Comics sono saldamente nelle mani della Planeta De Agostini, spero in un rilancio italiano delle sue gesta. Fosse solo per potermi accapparrare il famoso ciclo realizzato da Jim Aparo parzialmente inedito da noi (speranza non campata per aria, considerando l’attenzione dell’editore verso il recupero di storici cicli di storie dei personaggi della DC, specie nell’ottica di un previsto rilancio statunitense).

venerdì 11 marzo 2011

Vite parallele

“Ma già qui vivo vite parallele ciascuna con un centro, con un'avventura” canta il buon Franco Battiato in un suo classico brano di qualche anno fa. E c’è da crederci, gli anni si rincorrono in... parallelo. Prendiamo ad esempio un libro e un film, nel dettaglio il mio Fiori nella Neve e The Wrestler. È sorta l’ipotesi che raccontino, in qualche modo, la stessa storia; così non è... perlomeno non del tutto. L’inghippo si è presentato per l’uscita (e persino la lavorazione) quasi in contemporanea. Entrambi trattano del mondo del wrestling in una disamina però differente. Se nel primo abbiamo un atleta che, in un certo senso, intraprende la via dell’ascetismo per sfuggire a un passato che lo ha inesorabilmente demolito, nel secondo un altro atleta vive la sua condizione di decadenza con disincanto e crudo realismo. In rete qualcuno ha ipotizzato, fermandosi alla trama di entrambi, che si trattasse di una storia similare; l’una riflesso dell’altra. Eppure lo è soltanto nei presupposti, in quel mondo spesso dipinto come un baraccone viaggiante, che fa di questo sport-spettacolo un’attrazione che raccoglie milioni di appassionati in tutto il mondo (compreso il sottoscritto). Le similitudini però si fermano sullo sfondo, su due personaggi che, per motivi diversi, vivono l’autunno della loro carriera. Se in un caso uno dei due si perderà per sempre gettandosi tra le braccia di un passato traditore ma al tempo stesso benefattore, nel secondo caso possiamo assistere a una caduta e a una nuova redenzione, a un percorso fatto di sofferenza e dolore, di conflitto interiore e di necessaria quanto agognata risalita. Sono due solitudini simili si, ma altrettanto diverse nella loro evoluzione. La dimostrazione di quanto un uomo sia, in definitiva, comunque unico e ultimo responsabile del proprio destino. E chissà; se veramente il film fosse uscito prima del libro e non in contemporanea, anche il mio testo avrebbe subito forse una inevitabile influenza.

giovedì 24 febbraio 2011

Pubblicità-advertising-réclame

Difficile trovare oggi qualcuno che non storca un po’ il naso quando gli si parla di pubblicità. È giusto biasimarlo? non me la sento di affermarlo, pur facendo parte dell’ingranaggio pubblicitario. Eppure, come connotazioni, essa ha una valenza storica considerevole, se la pensiamo presente sin dalle mura di Pompei nell’annunciare spettacoli, feste, gare sportive e quant’altro. 
La pubblicità però, per come la conosciamo ai giorni nostri, ha fondamenta nella rivoluzione industriale; quando si rese necessario informare gli acquirenti sulla maggiore offerta di prodotti. È però l’avvento dei media, in questo caso della stampa e dei relativi quotidiani, a divulgarla alle masse. Per arrivare ai primi anni venti, quando Daniel Stach pubblica il primo vero trattato sulla pubblicità in cui definisce le cinque regole fondamentali;
1. essere visto, perciò bisogna conferirgli la necessaria attrattiva;
2. essere letto, perché molti annunci sono guardati, ma non osservati;
3. essere creduto, perché un buon annuncio deve convincere l'acquirente della veridicità di quanto promette;
4. essere ricordato;
5. essere capace di spingere il compratore ad agire, cioè ad acquistare un determinato prodotto.
Regole forse datate per nascita, ma ancora oggi valide. Sebbene con il passare dei decenni gli operatori del mestiere abbiano puntato sulla capacità di eccitare l’emotività degli acquirenti facendo largo uso di martellante ripetitività. Del resto, nel concetto di base, “pubblicità” sta per rendere noto al pubblico, “advertising” privilegia il concetto dell’avvertire le masse, “réclame” privilegia invece il richiamo ad un’azione insita nel messaggio.
Sta quindi agli stessi operatori trovare le giuste vie per invertire una tendenza che ha reso, in molti casi, il pubblico insofferente.

giovedì 6 gennaio 2011

Studio grafico acidea

L’anno nuovo è spesso foriero di novità. Per un designer, del resto, cercare di rinnovarsi e restare costantemente aggiornato è  caratteristica peculiare. Ecco perchè, a qualche mese di distanza, ho ritenuto opportuno operare un restyling al sito di  quella che rimane la mia attività principale; la comunicazione grafico pubblicitaria. Ho inserito il menù direttamente nella home page così da facilitare l’ingresso degli utenti verso la sezione desiderata. Nella stessa home page prende posto anche la sezione news; una finestrella aggiornata periodicamente che segnala quelle che saranno le direzioni e le novità intraprese dallo studio grafico acidea, dalle più piccole a quelle più significative. Come possono essere la creazione di un nuovo logotipo aziendale o l’uscita per un servizio fotografico still life che vada ad arricchire l’archivio dello studio stesso. La sezione news, in un sito, la considero una sorta di blog interno atta a rappresentare l’evoluzione dell’attività stessa. Il restyling al sito ha anche prodotto un arricchimento della galleria lavori (ora denominata portfolio) con nuovi progetti di grafica e advertising svolti per diversi e svariati clienti. Probabilmente quella che ha visto un rinnovamento sostanzialmente totale è invece la sezione illustrazione; in questo caso sono stati inseriti lavori completamente nuovi che non avevano trovato posto nella versione precedente del sito e anche illustrazioni vettoriali ultimate da qualche settimana, se non addirittura pochi giorni. Rinnovata anche la sezione fotografia con la pubblicazione di alcuni recenti scatti e confermata la galleria di comunicazione web. Il tutto per cercare di fornire un’offerta migliore all’utente e allo stesso tempo per rafforzare l’identità dello studio grafico. 
Dove è possibile visionare il sito? naturalmente sempre allo stesso link:
www.acidea.it