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lunedì 6 marzo 2017

Una bestia chiamata critica

Io amo gli animali, quando posso e quando la trama che costruisco lo permette, ne inserisco sempre qualcuno nei miei scritti. È successo in Luna senza Inverno e Caprice e il cavaliere, ancora prima in Fiori nella Neve, il mio primo romanzo. Gli animali hanno una funzione molto delicata e particolare, perché possono caratterizzare una situazione, renderla intrigante o misteriosa. Se penso a La leggenda del lupo grigio, un mio racconto breve inserito nell’antologia Il rumore delle foglie cadute, mi rendo maggiormente conto di quest’affermazione stilistica: in quella novella, i veri protagonisti non sono le figure umane che imbastiscono la vicenda, ma sono i lupi. La premessa è necessaria perché, va ricordato, ogni animale non è dotato di coscienza o ragione ed è mosso dall’istinto.

Succede perciò che una bestia possa diventare una figura amica dell’uomo, ricoprendo il ruolo di animale domestico. La stessa creatura, per motivi talvolta ignoti, morde o graffia la mano che l’ha nutrita e, in quel caso, il padrone della stessa resta sbigottito: si domanda per quale motivo, un essere vivente che ha accudito e amato, gli si è rivoltato contro. La risposta è nella natura stessa del soggetto: un animale. Non è dotato di raziocinio. Del resto, i raptus capitano anche agli uomini, i bipedi dotati di ragione per eccellenza.

Le critiche sono bestie che rispondono alle stesse caratteristiche: se costruttive sono simili agli animali domestici, perché conoscono ogni angolo della casa in cui vivono, lo hanno analizzato e ne hanno fiutato ogni difetto; se sono distruttive sono simili agli animali colti da raptus, perché non osservano più niente del buono presente nella stessa casa, sulla mano dello stesso padrone e tendono solo a voler spazzar via ogni cosa. La differenza tra una critica costruttiva e una distruttiva pare molto sottile e forse lo è, sotto certi aspetti, ma l’obiettivo di chi mira a colpire il lavoro di un autore è di sicuro meschino.
Una critica positiva aiuta a crescere, a limare gli eventuali difetti presenti, sempre, in qualsiasi opera, di solito è accompagnata dai pregi della stessa, perché il critico dimostra la sua approfondita analisi elencando le carenze, ma anche le qualità. Qualsiasi libro, persino il più brutto che si possa leggere, ha dietro la volontà del suo autore a farne un’opera gradevole e ha in sé degli aspetti positivi: la copertina, il titolo, la trama, l’editing, uno o più personaggi. Esiste sempre un fattore, talvolta anche più di uno, positivo in un libro che non ci piace. La critica costruttiva, pur bocciando legittimamente il lavoro, deve saper dimostrare che lo ha capito a fondo. Se il critico è invece prevenuto, se è mosso dall’invidia, se pone l’accento solo ed esclusivamente sulle presunte pecche di un libro, se non suggerisce nessuna scelta al proprio malcontento, se attacca perciò in modo gratuito e meschino, l’autore che legge l’opinione avversa non ne potrà trarre nessun tipo di spunto e, se sensibile, potrà persino sentirsi impreparato, incapace e inadatto alla strada intrapresa. In definitiva, una critica distruttiva ha come unico scopo quello di ferire lo scrittore e il suo lavoro. Non serve a nulla. Soltanto a riempire di inutili frasi un foglio bianco, cartaceo o elettronico che sia.
Una stroncatura la prendo e la dimentico. Fortunatamente, individui che fanno perdere tempo per la lettura di un’opinione totalmente priva di senso, ce ne sono pochi. Esattamente come le bestie mosse dai raptus. I giudizi negativi ma propositivi sono invece apprezzati, analizzati e, se possibile, persino seguiti.
Fammi conoscere le tue opinioni lasciandomi un commento QUI. 

2 commenti:

Sergio Bertoni ha detto...

Sono d'accordo. La recensione dovrebbe sempre fornire indicazioni utili, ed essere esente da finalità meramente distruttive. Esaminare e specificare gli elementi critici di un racconto o di un romanzo sono indispensabili affinché l'autore possa migliorare eventuali carenze, delle quali non si è reso conto, e quindi migliorare la propria opera.L'ideale sarebbe l'obiettività e la capacità di giudizio del critico. Recensioni entusiastiche e non motivate lasciano il tempo che trovano, e fanno dubitare che siano frutto di piaggeria di familiari o, nel peggiore dei casi, di giudizi acquistati con moneta sonante! Fare il critico, o il recensore, non è facile, e comunque dovrebbe essere fatto con competenza e onestà.
Sergio Bertoni

Alberto Camerra ha detto...

@Sergio Bertoni

Diciamo che non è poi difficile scrivere una recensione. La sola cosa necessaria è il carattere genuino della stessa, scritto su una riga o su trenta, con linguaggio appropriato o amichevole. Non è accettabile la mancanza di genuinità, che porta a una recensione completamente fasulla: sia in termini positivi e sia (quando stroncatura) in termini negativi. Sono però convinto che chiunque ha la capacità di analizzare, obiettivamente, un testo letto e di commentarlo con la propria naturale sensibilità.
Purtroppo, mi rendo conto, ormai la rete trabocca di recensori venduti al miglior offerente e, peggio, di recensori mossi da secondi fini (spesso persino costoro comprati) prettamente annichilenti.
Grazie per il tuo intervento, Sergio!
:)