“Ma già qui vivo vite parallele ciascuna con un centro, con un'avventura” canta il buon Franco Battiato in un suo classico brano di qualche anno fa. E c’è da crederci, gli anni si rincorrono in... parallelo. Prendiamo ad esempio un libro e un film, nel dettaglio il mio Fiori nella Neve e The Wrestler. È sorta l’ipotesi che raccontino, in qualche modo, la stessa storia; così non è... perlomeno non del tutto. L’inghippo si è presentato per l’uscita (e persino la lavorazione) quasi in contemporanea. Entrambi trattano del mondo del wrestling in una disamina però differente. Se nel primo abbiamo un atleta che, in un certo senso, intraprende la via dell’ascetismo per sfuggire a un passato che lo ha inesorabilmente demolito, nel secondo un altro atleta vive la sua condizione di decadenza con disincanto e crudo realismo. In rete qualcuno ha ipotizzato, fermandosi alla trama di entrambi, che si trattasse di una storia similare; l’una riflesso dell’altra. Eppure lo è soltanto nei presupposti, in quel mondo spesso dipinto come un baraccone viaggiante, che fa di questo sport-spettacolo un’attrazione che raccoglie milioni di appassionati in tutto il mondo (compreso il sottoscritto). Le similitudini però si fermano sullo sfondo, su due personaggi che, per motivi diversi, vivono l’autunno della loro carriera. Se in un caso uno dei due si perderà per sempre gettandosi tra le braccia di un passato traditore ma al tempo stesso benefattore, nel secondo caso possiamo assistere a una caduta e a una nuova redenzione, a un percorso fatto di sofferenza e dolore, di conflitto interiore e di necessaria quanto agognata risalita. Sono due solitudini simili si, ma altrettanto diverse nella loro evoluzione. La dimostrazione di quanto un uomo sia, in definitiva, comunque unico e ultimo responsabile del proprio destino. E chissà; se veramente il film fosse uscito prima del libro e non in contemporanea, anche il mio testo avrebbe subito forse una inevitabile influenza.
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