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mercoledì 8 giugno 2016

Me lo ha suggerito Edoardo Bennato

Tra scrittura e musica c’è un sottile filo di unione, perché la canzonetta popolare non esisterebbe senza testo. Prima di cimentarmi nella narrativa scrivevo per il fumetto indipendente e, prima ancora, per la musica leggera. Ho realizzato i testi delle canzoni di un paio di band indipendenti: sia attingendo a composizioni che riposavano nel cassetto e sia realizzandone di nuove. Un brano, Baby Killer, è stato pubblicato nell’antologia Pensieri Volontari, mentre altri sono stati adattati per il serial Clown, caposaldo del mio laboratorio di scrittura. Quest’ultimo personaggio, a volte, sembra ammiccare ad alcune opere di uno dei più grandi rocker italiani: Edoardo Bennato. L’artista, con la sua penna dissacrante, ironica e graffiante ha caratterizzato, insieme a pochi altri, il panorama musicale nostrano del ventesimo secolo. Se Bennato è ricordato per brani indelebili come Un giorno credi, L’isola che non c’è, Sono solo canzonette e moltissimi altri, che sarebbe impossibile riuscire a elencare senza fare torto ai non menzionati, in pochi avranno memoria di una sua singolare mossa discografica.