Si sono concluse da pochi giorni le Olimpiadi 2012 ospitate a Londra. Un evento che mette a confronto i più grandi atleti e le migliori squadre dei cinque continenti e che decreta dei vincitori, ma anche dei vinti. Ci sono state medaglie, ci sono stati onori, ma ci sono stati anche scandali e doping, come sempre il business richiede.
Cosa è rimasto? per quale motivo questa manifestazione sarà ricordata?
Di sicuro Alex Schwazer la rammenterà per la conclusione, ingloriosa, della sua carriera; alle Olimpiadi di Londra non ci è mai arrivato, per merito del test positivo all'antidoping del 30 luglio.
Di sicuro Alex Schwazer la rammenterà per la conclusione, ingloriosa, della sua carriera; alle Olimpiadi di Londra non ci è mai arrivato, per merito del test positivo all'antidoping del 30 luglio.
È
bastato un attimo, a Schwazer, per cancellare quanto di buono era
riuscito a fare con l'oro di Pechino. Certo, "cancellare" non è
probabilmente il termine corretto; l'oro guadagnato c'è, ma nella
memoria dei tifosi rimarrà la medaglia conquistata legittimamente o
l'esclusione disonorevole appena avvenuta?
È noto che nella memoria di una persona i fatti negativi, specie se eclatanti, rimangono come un marchio ben più radicato rispetto ai fatti positivi. È nella nostra natura di uomini. Come, del resto, compiere degli errori. Nello sport la cassa di risonanza è grande. Perchè lo sport è seguito, praticato e amato da un numero elevatissimo di persone. L'attività sportiva contribuisce a formare il carattere ed il fisico, ad irrobustirci verso gli ostacoli della vita.
Quando i traguardi si raggiungono con l'impegno, con il sacrificio, con la volontà e con un necessario pizzico di fortuna, funzionano da esempio pulito e ammirevole. Esaltano le capacità del singolo individuo e della squadra (perchè dietro il successo, o l'insuccesso, di un singolo individuo c'è sempre un insostituibile lavoro di squadra).
Ma quando avviene una caduta rovinosa, come quella dell'atleta originario di Vipiteno e di moltissimi altri, il fallimento viene percepito come un tradimento verso i valori che lo sport dovrebbe, invece, esaltare.
Se però è facile e conveniente salire sul carro dei vincitori tra onori e allori, non lo è altrettanto salire su quello degli sconfitti che, quasi sempre, si ritrovano soli. Portando sulle proprie spalle un fardello ingeneroso. Cos'è, esattamente, a spingere questi campioni verso degli errori tanto umani e tanto condannevoli?
Un insieme di fattori, senza dubbio. Ma uno dei più comuni, uno dei più ricorrenti, è il business.
Un insieme di fattori, senza dubbio. Ma uno dei più comuni, uno dei più ricorrenti, è il business.
Quando raggiungi la vetta, sapendo quanto la cima sia costata, tenti di fare ogni cosa per rimanerci. E, in alcuni casi, non sempre quel "qualcosa" è lecito.
Il business pretende una parte di te. Ti vuole sempre al centro dell'attenzione. Sei un esempio per gli altri e devi sempre dimostrarti all'altezza di esserlo. Ogni cosa che fai va vista sotto una lente di ingrandimento. Il successo, i soldi, il potere che ti viene fornito ha un costo ed è un costo alto; proporzionale al livello raggiunto.
Non te ne rendi conto, forse, ma le tue stesse decisioni non sono più le tue sole decisioni; sono frutto di un ingranaggio che comprende innumerevoli altre ruote. Sono ruote secondarie, costruite intorno a te. Ma, a conti fatti, sono ormai ruote del tuo ingranaggio.
E, se anche esci pulito dalle Olimpiadi, se anche porti la tua carriera altrove pur rimanendo nella sfera sportiva, non sei comunque al sicuro dal business.
Tra i tanti, mi piace pensare a un atleta medaglia d'oro nel 1996 ad Atlanta nella categoria lotta libera; Kurt Angle. Kurt, dopo aver raggiunto l'apice in quel di Atlanta, è entrato nel mondo del wrestling. Qui ha raccolto risultati, come ci si poteva attendere da un atleta del suo calibro, di primo piano. Raggiungerli gli è però costato un prezzo elevatissimo, sia a livello fisico (con numerosi infortuni), sia a livello psichico (la sopportazione degli infortuni e il desiderio di restare comunque all'apice).
Non te ne rendi conto, forse, ma le tue stesse decisioni non sono più le tue sole decisioni; sono frutto di un ingranaggio che comprende innumerevoli altre ruote. Sono ruote secondarie, costruite intorno a te. Ma, a conti fatti, sono ormai ruote del tuo ingranaggio.
E, se anche esci pulito dalle Olimpiadi, se anche porti la tua carriera altrove pur rimanendo nella sfera sportiva, non sei comunque al sicuro dal business.
Tra i tanti, mi piace pensare a un atleta medaglia d'oro nel 1996 ad Atlanta nella categoria lotta libera; Kurt Angle. Kurt, dopo aver raggiunto l'apice in quel di Atlanta, è entrato nel mondo del wrestling. Qui ha raccolto risultati, come ci si poteva attendere da un atleta del suo calibro, di primo piano. Raggiungerli gli è però costato un prezzo elevatissimo, sia a livello fisico (con numerosi infortuni), sia a livello psichico (la sopportazione degli infortuni e il desiderio di restare comunque all'apice).
È argomento delicato e spinoso, quello del business sportivo e dei dèmoni attorno allo stesso, che mi sta particolarmente a cuore e tra i temi portanti di questo mio libro.
Dunque cosa rimarrà delle Olimpiadi?
Momenti indelebili. Da ricordare. Che resteranno per sempre scolpiti nel tempo.
Ma ci saranno sempre anche le sconfitte. Tanto grandi quanto le medaglie raccolte.
E non si possono evitare.
Ogni medaglia ha il suo rovescio.Momenti indelebili. Da ricordare. Che resteranno per sempre scolpiti nel tempo.
Ma ci saranno sempre anche le sconfitte. Tanto grandi quanto le medaglie raccolte.
E non si possono evitare.
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