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lunedì 28 maggio 2012

Scrittore (in punta di piedi)

Leggo su Wikipedia:
"Uno scrittore è chiunque crei un lavoro scritto, sebbene la parola designi usualmente coloro che scrivono per professione, e chi scrive in diverse forme e generi più o meno codificati."
Quindi, se vogliamo mettere da parte per un momento coloro che scrivono per professione (leggi; mestiere con cui si guadagnano da vivere), allora si; posso rientrare nella categoria.
Ma anche, continuando a leggere sulla ben nota enciclopedia libera:
"In letteratura per autore si intende il creatore dell'opera letteraria, colui che ne concepisce il disegno nella propria mente."
Perciò, al termine "scrittore", di cui in punta di piedi posso avvalermi, ci aggiungerei anche il termine "autore".
I miei libri pubblicati per boopen sono al momento due; Fiori nella Neve e Al & Bo - la costola di Adama (conoscenza che si può approfondire già dando uno sguardo alla sidebar di questo stesso blog).
Ma, se dovessi rispondere alla domanda postami da un amico qualche sera fa, mi troverei un po' in difficoltà, per quanto possa apparire semplice nella sua forma:
«Ma uno scrittore di libri quanto dovrebbe vendere di ogni sua opera, pubblicando un libro all'anno, per poter campare del mestiere di scrivere?»
Onestamente non saprei cosa che dire. Sarà per il fatto che ogni editore paga diversamente il suo autore (come accade in una normale azienda con lo stipendio riservato ai lavoratori) a seconda dell'importanza (leggi vendite) che l'autore stesso riveste. 
Un esempio concreto? prendiamo Alessandro Baricco. Secondo questa particolare classifica avrebbe venduto, nel solo 2011 e nella sola Italia con "Mr Gwyn", 73.000 copie.
Proviamo a immaginare che per l'autore X (non necessariamente il qui sopra citato e lasciando da parte eventuali diritti di utilizzo al di fuori del libro stesso), abbia appunto venduto questo numero di copie. Di quanto potrebbe essere la sua percentuale sul venduto? io non la conosco ma, ragionevolmente, credo non meno di un euro a copia netti. Se si fa una semplice moltiplicazione ecco arrivare ben 73.000 euri. E, nel caso specifico, posso supporre che l'autore X ne abbia di che campare, mantenendo una media simile. Naturalmente non si possono fare i conti "all'arte". E, se oggi vendesse 73.000, con un altro libro potrebbe vendere 146.000, ma anche 36.000. 
Oppure, se un "flop" editoriale, anche meno di 3.000 o persino 0 (zero).
È allora possibile rispondere al quesito del mio amico?
lo trovo estremamente difficile. 
La certezza nessuno può garantircela. Per quanto un autore possa metterci il sudore della fronte e limare lo stile, l'ultima parola è nelle mani del lettore che decide chi premiare e in quale misura.

sabato 26 novembre 2011

Una sera di Novembre

Capita che gli onomastici delle persone siano celebrati, a volte, in occasione di serate particolari. È il mio caso; il 15 Novembre appena passato ho deciso di farmi un regalo particolare, quello di partecipare a una serata altrettanto particolare per un amico scrittore. In quella data, infatti, si è tenuta a Valeggio sul Mincio la presentazione del suo ultimo e recente libro; Quello che resta
E non sarei di certo potuto mancare per vari motivi, tra i quali il titolo scelto che incornicia anche uno dei miei racconti di narrativa a cui tengo particolarmente e scritto in occasione di un concorso letterario (dove si è piazzato con menzione d'onore).
Massimo Turrata pubblica oggi per Eracle editore la sua nuova fatica (che ha richiesto due anni di elaborazione) e torna... sul luogo del delitto; Valeggio sul Mincio ne ha visto i natali e lo ha già premiato in precedenza con altre opere letterarie.
Nella suggestiva cornice di palazzo Guarienti, sede della accogliente biblioteca della cittadina, Massimo si è avvalso dell'appoggio, come relatore della serata, del colto e carismatico Luciano Fornari, autentico mattatore in grado di trasmettere il piacere della parola parlata e scritta.
Il tutto si è svolto in un clima armonioso e carico di curiosità e aspettativa verso il personaggio principale del romanzo; Claudio.

Il libro, come hanno narrato l'autore e il bravo Luciano, attraversa aspetti psicologici e sociali del nostro tempo, con taglio efficace e riflessivo. Claudio deve immergersi nella lotta del quotidiano, con i relativi obblighi e le piccole soddisfazione del comune vivere. Rappresentando, di fatto, un autentico cittadino dell'epoca moderna. Così messa a dura prova nel ritrovare valori e obiettivi.
Non resta che augurare a Massimo un soddisfacente decollo della sua nuova opera!

lunedì 31 ottobre 2011

Infinite cose da fare...

Ci vorrebbero giornate da trentasei ore. Perlomeno per riuscire a concludere quello che non si riesce nelle canoniche ventiquattro. Perchè, parliamoci chiaro, il tempo non è mai abbastanza. Sembra una frase fatta, ma è la pura verità.
"Infinite cose da fare... così poco tempo..."
Per scomodare il Joker di Tim Burton nel suo Batman.
Eppure è la verità. Siamo ormai a salutare ottobre con l'imminente arrivo del freddo novembre, pieno di caldarroste, festa di ognissanti, commemorazione defunti e qualsivoglia altro programma (poi arrivare a natale è un soffio), cari miei due lettori virgola quattro (ventiquattro ne aveva solo il Manzoni).
Ma il problema è sempre lo stesso: riuscire a organizzare meglio il proprio tempo.
Facciamo due conti; almeno otto ore di sonno, almeno altre otto per una attività lavorativa (chi è fortunato ad avere un lavoro di questi tempi), di studio o altro, almeno un paio di ore al giorno tra andata e ritorno per raggiungere tale attività sopra indicata, almeno un altro paio di ore dedicate alla preparazione di pranzo, colazione e cena senza dimenticare di lavare piatti e pentolami, e siamo già a venti ore suonate.
Ne restano fuori quattro.
Ne vogliamo dedicare una alla nostra lettura preferita? Un'altra a guardare qualche pessimo programma televisivo e a qualche pessimo telegiornale fazioso?
Ne rimangono altre due, se si è fortunati.
Ne vogliamo dedicare una a rilassarci per le fatiche della giornata o per qualche imprevisto familiare/amici/partner?
Ne resta fuori soltanto una.
Ecco, ora ditemi, cari due lettori virgola quattro, che cosa riuscite a fare nell'ora d'aria quotidiana?

lunedì 26 settembre 2011

Amico Sergio

Quando a metà di questa giornata ho appreso la notizia in un breve primo comunicato televisivo, sono rimasto, come immagino molti altri con me, senza parole. Sergio Bonelli ha rappresentato l'immaginario collettivo di intere generazioni di lettori. Se pensiamo che il suo Zagor ha compiuto da poco i cinquant'anni di presenza ininterrotta in edicola, i conti son presto fatti. Sergio Bonelli, che ha raccolto l'eredità editoriale del padre, sarà ricordato oltre che per aver condotto con successo le redini del colosso fumettistico milanese, anche per aver creato e scritto a lungo, in prima persona, il già citato Zagor e il pressochè autobiografico Mister No. Io seguo da anni il primo, che è stato il mio primo acquisto in età fanciullesca, ed ho seguito con ancor più affetto il secondo; personaggi tanto diversi quanto simili, nella loro straordinaria carica di umanità. Si dice che, in quanto si scrive, trapela una gran parte di noi, di ciò che siamo e pensiamo. E, da questo punto di vista, non può che essere così; lo testimonia il rapporto instaurato da Sergio con i suoi lettori. Si prendeva il carico, caso più unico che raro nel mondo dell'editoria, di rispondere personalmente con carta e penna a quanti desideravano corrispondere con lui.
Ho avuto anche io questo privilegio, quache anno fa, ai tempi della pubblicazione periodica del pilota amazzonico Mister No. Sergio mi rispose con la consueta franchezza e cortesia; tratti caratteristici che lo facevano apparire non come un personaggio chiuso nei meandri di un importante impero fumettistico, ma come una persona alla mano. Un amico a cui scrivere e parlare delle passioni comuni; il fumetto. Quei personaggi la cui passione condivideva con i suoi lettori. Perchè, prima di essere un editore, prima di essere uno degli sceneggiatori italiani più amati con lo pseudonimo di Guido Nolitta, Sergio Bonelli era questo; una persona che amava quello che faceva, una persona che amava il fumetto.
Grazie, amico Sergio.

giovedì 18 agosto 2011

Buon compleanno!

Non sono particolarmente avvezzo a festeggiare compleanni. Personalmente ho sempre amato di più gli onomastici. Sarà che i compleanni sono delle date fatidiche che immancabilmente determinano lo scorrere di altri 365 giorni della propria vita. Tuttavia, quando i numeri sono davvero piccoli come in questo caso, perchè non evidenziarli? eh si, ormai è passato giusto un anno da quando ho aperto questo spazio virtuale con il mio nome. Qui dentro sono passate, e passeranno, gran parte delle mie passioni e di quello che faccio. Ho scritto dei miei libri (si, perchè nel frattempo, da quando ho aperto, è stata pubblicata anche la mia seconda fatica), ho scritto della mia passione per i fumetti, della mia esperienza nel campo pubblicitario e grafico. Molte volte, lo ammetto, mi sono trovato un po’ in imbarazzo a scrivere di questo o di quello. Tendenzialmente sono una persona piuttosto riservata “in pubblico”. Ecco perchè il numero dei post comparsi su questo blog non è particolarmente elevato. Si viaggia sulla media di un post al mese. Poco forse, ma al momento a me sufficiente. Forse in un prossimo ipotetico futuro tenderò a incrementare questa media, o forse addirittura ad abbassarla. Dipenderà dalle direzioni future della mia vita e dai progetti, piccoli e grandi, in corso. Se il numero dei commenti è proporzionale al numero dei visitatori capitati su queste pagine, direi che possiamo definire il mio un blog di “nicchia”. Caratteristica per nulla scomoda. In fondo, se avessi desiderato un maggior seguito, probabilmente mi sarei concentrato su un approccio differente. Sia come sia sono qui, dopo un annetto pieno, a festeggiare in quel di agosto un piccolo significativo traguardo per il blog: un anno di presenza in rete. Auguri, dunque. E altri cento di questi giorni.

mercoledì 13 luglio 2011

Pensare “snello”

Le aziende come stanno affrontando questo periodo di crisi duratura e forte? alcune tagliando le spese, spesso tagliando il personale. Mai sentito parlare della “produzione snella”? si tratta del metodo inventato dalla Toyota, in Giappone, verso la metà degli anni ‘50. Un metodo quindi superato? assolutamente no: mai come oggi sta infatti prendendo piede in molte realtà aziendali nostrane e non. E come potrebbe essere altrimenti? il concetto della “produzione snella” è proprio quello di “usare di meno per produrre di più”, dando al cliente quello che il cliente vuole ma utilizzando il minimo delle risorse. La metodologia “lean” (snello), esportata dal Giappone negli anni ‘80 grazie agli studiosi Womack e Jones, punta a minimizzare gli sprechi attraverso il miglioramento della intera catena produttiva a partire dai fornitori per arrivare al prodotto finale destinato al cliente. In rete e nelle librerie si possono trovare ormai una infinità di testi e trattati sull’argomento. In Italia il metodo “lean” è materia di studio di indirizzi universitari come quello di ingegneria gestionale.
Ma non ci sono segreti o pulsanti magici per approdare a questo metodo dalla percentuale elevatissima di successo: serve un profondo e convinto desiderio di mettersi in discussione, serve investire tempo e risorse con la consapevolezza di poter ottenere risultati concreti soltanto a medio e lungo termine. Certo, gli esperti consigliano di approdarvi con piccoli progetti iniziali, al fine di ottenere un feedback positivo e realistico in tempi ragionevolmente stretti. La particolarità dell’intuizione inventata dalla Toyota consiste come scritto nel creare valore per i clienti mirando ad eliminare ogni spreco possibile. Per far questo, oltre a mettersi nell’ottica di rimboccarsi le maniche, occorre calarsi nell’ordine di idee che la “lean production” rimane uno strumento e che il vero cambiamento va ricercato nelle persone destinate ad inseguire un miglioramento continuo e costante. Buon lavoro a tutti.

sabato 11 giugno 2011

Al & Bo - la costola di Adama

Con l'arrivo imminente del periodo estivo posso finalmente presentare il mio nuovo libro. Si tratta di un prodotto di genere ironico, molto diverso dalla mia prima pubblicazione. I protagonisti sono una coppia e gli accostamenti possono apparire anche blasfemi. Eppure sorgono abbastanza spontanei. Se si pensa al fronte italico il riferimento guarda a Sandra e Raimondo, indimenticabile coppia comica sul set e nella vita. Se si guarda oltre oceano è inevitabile l’accostamento a George e Mildred, altra coppia di umoristi della televisione britannica (come lo stesso Al cita in una delle sue numerose uscite). In realtà Al & Bo non nascono dopo aver meditato sull’umorismo di queste coppie tentando di farlo proprio, ma nascono prima. Senza alcun punto di vero riferimento dei suddetti o di altri. Perchè Al & Bo sono personaggi naturali e non costruiti a tavolino. Quindi senza remore, ma in piena naturalezza, affrontano il difficile mondo dell’umorismo. Se Al fa della logica personale e della razionalità le sue ragioni di vita, Bo fa invece della improvvisazione e della spensieratezza i suoi cavalli di battaglia. Il loro mondo è il mondo della classe media e precaria, quella senza il posto fisso e che si inventa ogni possibile via di ingresso al mondo del lavoro tra lunghi momenti di pausa. Il mondo di “due cuori senza capanna”, perchè le risorse economiche sono scarse persino per il legno della foresta, strettamente sotto controllo degli ecologisti. Eppure riescono a vivere di una sana normalità che sfrutta ogni occasione per trovare motivo di leggerezza.
Al & Bo: la costola di Adama è un libro (e il perchè del sottotitolo appare evidente dalla lettura delle prime pagine) per boopen editore.
Un libro diverso, rigorosamente inedito in ogni sua parte. Un libro rigorosamente contenuto a partire dal prezzo. Un libro che ha come obiettivo quello di alleggerire, nel suo piccolo, i pesi che ognuno di noi porta quotidianamente sul proprio cuore, regalando le uniche medicine prive di controindicazione: spensieratezza e sorrisi.
Spero possa essere apprezzato e divertire quanto ha divertito me scriverlo! Buona lettura.

sabato 21 maggio 2011

Ciao, Macho Man

Ho da poco appreso della prematura scomparsa di Randy Savage Macho Man. Una notizia che mi rattrista, trattandosi di uno dei miei atleti preferiti di sempre. Con il suo stile aereo e con il look eccentrico, da personaggio sempre al di sopra delle righe. Probabilmente chi non segue il wrestling faticherà a inquadrare questo atleta (protagonista di numerosi alterchi dentro e fuori ring con il più famoso e iconistico Hulk Hogan). Eppure si tratta di un pezzo di storia del tanto bistrattato sport spettacolo. Legato alla figura affascinante e indimenticata di Miss Elizabeth, Macho Man è personaggio carismatico, eccellente con il microfono in mano, grazie anche a uno stampo di voce profondo e ruvido, è un autentico festival di colori in ogni sua singola apparizione. La carriera è ricca di conquiste di titoli del mondo, intercontinentali e di coppia. Significativa, seppur breve, è anche la sua apparizione nel colossal Spider-man del 2002, dove interpreta la parte di un wrestler. Grande attore sopra il quadrato, in grado di intrattenere il pubblico con continui capovolgimenti di fronte interpetando con ugual efficacia la parte del buono e del cattivo,
Randy Savage caratterizza con le sue apparizioni gli anni d’oro del wrestling tra il 1985 e il 2000, calcando il ring per conto delle più importanti federazioni americane.
Anche se ormai ritiratosi dal wrestling attivo, Macho Man è atleta che lascia una traccia indelebile in questo mondo. Con i suoi atteggiamenti forzatamente maschilisti, con la sua caratteristica esclamazione «Oooh yeah!», con la sua incisiva musica di ingresso ring “Pomp and Circumstance” ha saputo farsi amare da moltissimi fans. Conquistando un posto tra i lottatori più memorabili di sempre.
Ciao, Macho Man.