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lunedì 6 febbraio 2023

Battiato diceva...

Ho visto per la prima volta Franco Battiato in un video dalla scenografia scarna ed essenziale, nel quale cantava L’era del cinghiale bianco. Credo fosse alla Domenica in di Pippo Baudo. Quel giorno ho scosso il capo e promesso a me stesso che non avrei mai più ascoltato quel nuovo sconosciuto cantante, dallo stile così discutibile e lontano dai miei gusti orientati alla facile canzonetta di largo consumo.

Tutto a memoria
Qualche anno più tardi, Battiato è uscito con il suo successo commerciale più grande, La voce del padrone, e subito dopo con L’arca di Noè: due dischi, per certi versi, agli antipodi. A quell’epoca battagliavo con un compagno di classe. Sceglievamo due articoli a caso nei testi contenuti in questi due dischi, dicevamo l’esatto numero di parole nel mezzo, e ci sfidavamo a indovinare il titolo del brano in questione: nove volte su dieci vincevo io. Non c’era gara.

Baustelle © degli aventi diritto

Popolare o impopolare?
Ho ascoltato l’intera discografia di Battiato, letto tutte le sue interviste e gli articoli a lui dedicati, recuperato anche ciò che avevo perduto negli anni precedenti a L’era del cinghiale bianco. Una delle sue massime, quando un artista chiedeva consiglio, era di non seguire i gusti del pubblico ma di scegliere un proprio stile e un’evoluzione personale. Una piccola bugia, apparentemente. 

Solo gli stupidi non cambiano mai
Dopo anni di musica sperimentale e insuccesso commerciale, Battiato cambia casa discografica e approda alla EMI. Ci riesce grazie a una sincera ammissione: "io voglio avere successo, spiegatemi come devo fare"
Questo non è un articolo su Franco Battiato, anche se potrebbe sembrare. È un pezzo sul complicato gradimento popolare: Battiato ha saputo cavalcarlo, nonostante fosse… Battiato.

Tirare le somme
Solitamente, a fine anno o al principio di quello nuovo, rivolgo uno sguardo ai risultati ottenuti nel percorso di narrativa indie che ho scelto d’intraprendere. La realtà è che non si vive di scrittura, non in Italia almeno, ed è arduo anche altrove. Senza una massiccia dose di fortuna, senza delle grosse e importanti raccomandazioni, senza un robusto gruppo editoriale alle spalle - dando per scontata la bravura nel confezionare opere – non vendi e senza vendite non campi.
La mia produzione indie raccoglie ciò che accumulava Battiato con la sua musica sperimentale: le briciole delle briciole.

Bertucce di Gibilterra © degli aventi diritto

Farsi un nome
Non basta il duro lavoro a farsi un nome. Non è sufficiente nemmeno una massiccia quantità di fortuna. Talvolta non sono abbastanza neppure la grossa raccomandazione e il grande gruppo editoriale con il quale firmare un contratto.
Vende libri chi ha un nome: il cabarettista, il cantante, l’attore, il politico. Ovvero il cosiddetto V.I.P.
Marco Castoldi, in arte Morgan – tra i più grandi estimatori di Battiato – ha rifiutato di farsi scrivere un libro da un ghostwriter, pur consapevole che il suo nome in copertina avrebbe tirato almeno trentamila copie.

Il suggerimento di Battiato
Privo di altri sbocchi, quando anche ogni forma di promozione si rivela insufficiente, un autore di narrativa ha una sola possibilità: seguire il suggerimento di Franco Battiato. Creare un proprio stile, magari appropriarsi di un genere specifico e maturare insieme ad esso. Sperimentare, in altre parole.
Da ghostwriter vendo decine di volte più di quanto riesca la narrativa a mio nome e il consenso dei lettori è pressoché unanime.

Nel mio futuro prossimo
Logica vorrebbe che investissi tempo e risorse solo per i risultati concreti e consolidati da ghostwriter. Ma anche in questo caso, sebbene le vendite siano nettamente superiori, rimane un business ancora insufficiente al pane quotidiano. E non ho alcuna intenzione di nascondermi dietro un dito.
A maggio 2023, salvo imprevisti di sorta, ho in programma l’uscita di un nuovo titolo in esclusiva digitale: Ave Gibilterra.
L’epigrafe, che in questo caso assume il ruolo di esergo, è una citazione da un brano dei Baustelle: «E non buttarti giù / che in fin dei conti c’è un azzurro che fa piangere oltre le nubi / E non soffrire più / che in fondo forse c’è al di là di Gibilterra un indaco mare».

Citazioni e coincidenze sorprendenti
Ho scelto la citazione dei Baustelle un anno fa, durante la stesura dell’opera perché, nella sua sintesi essenziale, racchiude una parte rilevante del contenuto di questo nuovo libro. Coincidenza vuole che, dopo quasi cinque anni di silenzio, il gruppo capeggiato da Francesco Bianconi, emblema della musica indie rock, abbia scelto il mese di maggio per iniziare il tour dedicato al nuovo disco Elvis. Io ho programmato l’uscita di Ave Gibilterra in maggio già lo scorso anno. Francesco Bianconi è anche uno dei più accreditati eredi musicali di Franco Battiato.
Tutto torna. Tutto ha significato. Anche dove il senso è legato all’età dell’oro perduta come ne L’era del cinghiale bianco.

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