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giovedì 16 gennaio 2014

I giorni della scrittura

Concluso il 2013, con l’affiancamento degli eBook alla versione in brossura e l’inaugurazione della collana blook – più una serie di eventi come la presentazione alla Piccola Libreria Andersen seguita dalla trasmissione radiofonica Licenza di Leggere – è tempo di guardare al futuro prossimo. In realtà, il 2014 appena cominciato, vedrà la realizzazione di quel progetto che ho portato avanti lungo i dodici mesi precedenti, parallelamente agli altri sopra menzionati. Occorre un periodo così vasto per scrivere un libro che si legge nel volgere di poche ore, pochi giorni o di qualche settimana?

La risposta, indubbiamente, è sì. Chiunque si cimenti nella scrittura di un volume destinato a occupare cento, duecento, trecento o più pagine, è consapevole della difficoltà che questo comporta. Non basta avere delle, si spera, buone idee da sviluppare; ci vuole un impegno costante, sacrificio e assoluta dedizione. In altre parole: passione. In merito ho scritto qualcosa proprio QUI. I metodi sono numerosi e, per ognuno di essi, ci sarà sempre qualcuno disposto ad affermare il contrario. Per un Terry Brooks che dirà necessaria una scaletta schematica seguita da una dettagliata (e dozzine di altri autori lo appoggiano), ci sarà sempre un Stephen King che sosterrà necessario scrivere di getto le duemila parole al giorno (e dozzine di altri autori saranno d’accordo con lui). Jonah Lehrer consiglia l’importanza fondamentale del giusto editor, di un revisore spietato e generoso di correzioni a penna rossa. Ben Casnocha suggerisce di staccarsi da ogni possibile distrazione, specialmente la rete – e un mio professore di tecnica artistica insisteva sull’importanza di isolarsi persino dalla musica: “se disegni non puoi anche ascoltare, se ascolti non puoi anche disegnare” –. 
Altri scrittori invece propongono di scrivere sempre e comunque, specialmente di fronte alle distrazioni, un quantitativo minimo, ma costante, di parole al giorno, anche se quanto state scrivendo appare sciocco, anche se da l’impressione di non portarvi da nessuna parte; se una frase è inconcludente va ripescata il giorno successivo. C’è chi dice sia utile prepararsi invece all’amputazione di interi capitoli e di effettuare delle ricerche fuori dal mondo della rete, inoltrandosi tra le persone, i luoghi, le cose fisiche caratteristiche per il manoscritto. Io credo che il segreto per completare un’opera – dal libro al cortometraggio, dal quadro alla scultura, dal cucito alla culinaria – non sia solo da ricercare nell’esempio offerto dagli altri scrittori. Ognuno di loro, per quanto geniale, ha personalizzato un metodo. Se ne utilizzasse uno diverso, quasi certamente, i risultati ne risentirebbero in misura negativa. La cosa migliore è perciò crearsi una propria tecnica. Magari sbagliando, accorgendosi che non è giusta per se stessi e cambiandola strada facendo. Non importa: il vero artista, o artigiano, non deve concentrarsi sulla tempistica necessaria a raggiungere il traguardo. Deve soltanto inseguirlo con caparbietà. Prendendosi una fetta del proprio giorno, dieci minuti o trenta, un’ora o due, a seconda di quanto è importante il progetto e di quanto sia disposto a sacrificare. All’inizio o al termine della giornata, tutti i giorni e per tutti i dodici mesi dell’anno. Solo così è possibile raggiungere un risultato concreto. Occorre sudarci sopra perché, se non è lo scrittore a farlo, toccherà al lettore. Il libro a cui sto lavorando, pensato già nel 2012, e iniziato a metà del 2013 dopo aver raccolto la mole di materiale necessaria, è un manoscritto sofferto. A differenza del primo romanzo, dove ho impiegato il metodo della “scrittura a getto continuo”, ho qui preferito creare una serie di schemi e scalette, partendo da un’idea di base e diventata poi sinossi. Tratta di una delle mie passioni. C’è una giovane ragazza e due uomini che la amano. Del resto, Luc Besson, in occasione della presentazione di uno dei suoi film migliori, Angel-A, disse semplicemente: «Un uomo incontra una donna a Parigi. Punto.» Non a caso. Il regista è nato proprio a Parigi. Perché una delle regole più importanti della scrittura, e in questo caso la maggioranza degli autori concorda, è di scrivere quello che sai. E se non lo sai, prima imparalo.
Fammi conoscere le tue opinioni lasciandomi un commento.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Proprio perchè sofferto è probabile sarà ancora meglio degli altri, lo aspettiamo con ansia! :)

Alberto Camerra ha detto...

@silvia23459

Ti ringrazio per la prova di fiducia, Silvia.
Ci sto lavorando sopra con regolarità, aiutato anche da una bravissima editor. Non ho idea di come sarà accolto, ma posso comunque confermare la volontà e il lavoro investiti in esso.
Felice fine settimana a te.
:-)

Anonimo ha detto...

Ho finito di leggere ESDY mi è piaciuto molto,molto coinvolgente....e tanti misteri...ho l'impressione che non sia finito li.......chissà!?

Aspetto un altro libro da leggere..
Ciaoo e buon pomeriggio

P.S.

Alberto Camerra ha detto...

@Magda

Grazie per il tuo apprezzamento.
È per me molto importante.
Quando puoi, rammenta di andare qui a lasciare il tuo commento:
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Come ho scritto in questo articolo, c'è un nuovo romanzo in lavorazione.
Qualche mese ancora di pazienza e arriva...
;-)

Una felice giornata a te.
^___^